L’elaborazione del Lutto e delle Perdite

L'elaborazione del Lutto e delle Perdite

Perché non è semplicemente un "percorso a tappe"

Affrontare il lutto

L’essere umano prova sempre una sorta di strano disagio e talvolta dolore sempre quando si deve confrontare con l’idea della FINE.

I tentativi di comprendere il significato della finitezza e della sofferenza umana rappresentano uno dei temi centrali delle religioni e delle filosofie.

Così come della psicologia.

Se mettiamo insieme il concetto di finitezza e quello di dolore l’idea che ne consegue molto naturalmente è quella di lutto e di perdita.

In italiano la parola lutto viene definita come “il dolore per la scomparsa di persone care e le sue manifestazioni individuali o collettive nell’ambito degli usi e costumi delle singole comunità”.

Molti hanno sentito parlare dei famosi 5 stadi dell’elaborazione del lutto.

1-FASE DELLA NEGAZIONE

 E’ la fase dello shock e dell’incredulità di fronte alle’evento. I pensieri e le frasi caratteristiche di questa fare sono: “Non posso crederci”, “Non sta succedendo davvero”.

2-FASE DELLA RABBIA

In questa fase i pensieri e le frasi ricorrenti sono. “Non è giusto”, “Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?” Tutto appare come incomprensibile, come un qualcosa che mai avresti pensato potesse accadere proprio a te.

3-FASE DELLA NEGOZIAZIONE 

Quando succede qualcosa di brutto, si tende a fare un accordo con Dio. “Per favore, Dio, se guarisci mio marito, mi sforzerò di essere la migliore moglie che io possa mai essere e non mi lamenterò mai più”. Se questo cambia, di riflesso io cambierò. Il senso di colpa è tipico della fase di contrattazione. Questo è supportato dalle infinite affermazioni “chissà se”.

4-FASE DELLA DEPRESSIONE

In questa fase, le persone solitamente si “ritirano” dalla vita, si sentono insensibili o si rendono. Il mondo potrebbe sembrare troppo opprimente per poterlo affrontare. Non si gradisce la presenza o la compagnia di altri, perché non si nutre nessuna voglia di parlare o condivisione dei propri sentimenti di disperazione. Questo è anche il momento in cui non si riconosce più la propria vita perché è stata sconvolta del un evento traumatico o luttuoso, e spesso non si riconosce nemmeno se stessi, i comportamenti i pensieri che la mente produce.

5-FASE DELL’ACCETTAZIONE

Fase “dell’abbandono dell’oggetto amato”.

Questo modello ormai famoso, ha indubbiamente avuto dei meriti, ha dato indicazioni a milioni di persone, dicendo che il lutto, quel dolore insormontabile che sentivano in quel momento, potesse essere superabile e ha indicato una strada per uscirne.

Le fasi sono anche tecnicamente riscontrabili in quello che definiamo come elaborazione del lutto.

Questo modello però, come tutti i modelli, ha anche dei limiti, il più grave, a mio giudizio, è proprio quello di essere stato diffuso al grande pubblico come un percorso a tappe prestabilite che parte da 1 e arriva a 5.

Elaborazione del lutto 5 stadi lutto

L’elaborazione del modello risale al 1969 e ha trovato diffusione più recentemente inserendosi perfettamente all’interno della società attuale, dove tutto è diventato un compito, una serie – appunto – di tappe da dover affrontare e superare per procedere a quella successiva.

Questo, accanto al profondo cambiamento sociale che nei secoli abbiamo vissuto nella gestione del morire e della morte, ha reso questo evento naturale un evento da evitare, sterilizzare, nascondere – soprattutto ai bambini – o edulcorare, come quando evitiamo persino di usare la parola morte e cerchiamo dei sinonimi più facilmente digeribili, e diciamo cose tipo ci ha lasciato, è venuto a mancare, non c’è più.

In pratica, quando non può essere evitata, la morte è diventata un evento da superare e lasciarsi alle spalle nel minor tempo possibile ma secondo alcuni assolutamente entro 1 anno dall’evento luttuoso.

E se non ci si riesce?

Questo atteggiamento mette una pressione tremenda addosso a chi è in lutto, comunicando che c’è qualcosa di sbagliato in lui o lei e che non sta facendo le cose come dovrebbero essere fatte.

Se chiedete a persone che hanno perso un congiunto la cosa che gli è stata detta dopo la morte che hanno detestato di più sono frasi che girano intorno al concetto di “andare avanti”, o “superare”.

Di fronte a questo anche i professionisti della salute mentale si sono interrogati e sono riusciti a dare risposte diverse, se vogliamo persino profondamente “rivoluzionarie”, risposte che sono diventate anche una forma di resistenza alla frammentazione e alla disconnessione che pervade la società nella quale viviamo.

Questo diverso modo di concepire il lutto e la perdita non cancella certo il dolore e la consapevolezza che questo processo non sia frutto di una scelta, perché nessuno scegliere di perdere qualcosa o qualcuno che ama.

In questa diversa – se pur non nuova – concezione, il lutto può diventare un’esperienza di rinnovamento, in cui la mente viene “rotta” ma poi “ri-assemblata”, “rifatta”, rinnovata e persino arricchita dall’esperienza che si è trovata ad affrontare.

 

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Per approfondire: Francis Weller – in Inglese